Borrelli Renato

L’autore voleva giocare a calcio da bambino: ma negli anni ’60 molte mamme, compresa la sua, pensavano che stare fuori in pantaloncini, al freddo al gelo e magari sotto la pioggia, non fosse situazione, come dire, troppo raccomandabile. Rimediò più in là per conto suo, ma ormai – già grandicello – si era giocato irrimediabilmente ogni speranza di costruirsi il bramato futuro da agonista (nonostante le doti innate: lo dice lui, eh…).
Si buttò allora anima e corpo sul versante giornalistico, radio e poi carta stampata e tv: scoprendo con piacere che pure narrare lo sport, oltre a praticarlo – sempre, anche ora da… maturo –, fornisce brividi ed emozioni, simili a quelli dell’essere protagonista sui campi di gioco o nelle arene.
Dall’originario pallone, il suo interesse principale è diventato via via il tennis: lo si può giocare con passione pure da ‘over’, ma soprattutto consente di raccontare storie coinvolgenti (come leggerete) per quanto poco note al grande pubblico. Però tutte, proprio tutte, le discipline lo attirano: per fare un esempio, a 10-11 anni coinvolgeva amici e compagni di scuola nel mettere in piedi interminabili partite di baseball, con una scopa al posto della mazza (?!).
Quando toglierà il disturbo, gradirebbe che sulla sua definitiva dimora venga aggiunta alle generalità di prammatica una semplice parola, la quale racchiude la di lui essenza, più profonda e sentita:

SPORTIVO

Così, e basta. Chi resta tenga conto del suggerimento, please

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